Il ruolo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici e la COP26

Dopo poco più di un mese dal termine della Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP26), vorrei rispondere alle domande di chi ancora si chiede “Cosa è cambiato? Cosa è successo?”.

Il ruolo delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici

Facciamo un passo indietro e soffermiamoci sull'”Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)che ha, fra tutti, la priorità di gestire le controversie legate agli effetti del cambiamento climatico. Si tratta di un organismo gestito dalle Nazioni Unite che nasce però dall’incontro fra ulteriori due importanti enti ed ovvero l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ed il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP).

Dall’istituzione dell’IPCC alla necessità di istituire le conferenze sui cambiamenti climatici, il passo è stato breve. Infatti è proprio dallo studio delle conseguenze dei cambiamenti climatici sulla società in toto che è emerso il bisogno di redigere una Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC), questa è nata nella sede della prima Conferenza di Rio (“Summit della Terra” del 1992), alla quale hanno preso parte i maggiori capi di Stato responsabili all’emissione di gas serra in atmosfera.

Questa convenzione quadro si poggia su tre principi cardine:

  • tutto ciò inerente alla questione clima: contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici;
  • la necessità dei PVS (paesi in via di sviluppo) di poter vivere in un mondo di cambiamenti climatici e quindi di grandi vulnerabilità;
  • il rischio e la situazione di incertezza legata al cambiamento climatico che anzi, accelerano l’azione di misure di prevenzione e mitigazione.

Dopo la Conferenza di Rio, se ne sono susseguite altre negli anni, che hanno visto sempre più Paesi coinvolti e hanno riguardato sempre più tematiche. Non dimentichiamoci inoltre che le Nazioni Unite hanno diffuso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (contenuti nell'”Agenda 2030″) con l’obiettivo di poter orientare le economia singole degli Stati verso un’attenzione maggiore ai temi sociali e ambientali ed in generale tematiche sostenibili di interesse collettivo.

COP26 – Glasgow

L’ultima Conferenza che vorrei annoverare è quella dello scorso novembre 2021, la “COP26” tenutasi a Glasgow. In questa occasione hanno partecipato oltre 200 paesi per poter affrontare tematiche e portare soluzioni per contrastare il riscaldamento globale.

QUI è possibile scaricare il summary scaturente dall’incontro. Ma di seguito vi riassumo i principali punti affrontati:

  • In tema di combustibili fossili, l’Italia e altri 24 paesi si impegnano a metter fine ai loro progetti inerenti l’approvvigionamento delle fonti fossili entro la fine del 2022.

Più nel dettaglio sono state prese delle decisioni circa il Carbone e il Gas Metano:

  • Carbone: il mondo sta accelerando verso la decarbonizzazione, questo perché il carbone è il combustibile fossile più inquinante ma ancora molto usato, poiché i suoi costi sono bassi, è di facile reperibilità e non servono grandi investimenti in tecnologia per poterlo adoperare.
  • Gas metano: sono stati stanziati 328 milioni di $ per supportare lo switch dall’utilizzo del metano all’utilizzo di altre fonti energetiche. Sono stati 105 Paesi a decidere di effettuare un taglio del metano del 30% entro il 2030, invece altri come Polonia, Ungheria, Austria, Romania e altri non hanno firmato questo impegno comune.

Oltre al settore energetico, i temi trattati hanno riguardato anche la deforestazione, l’agricoltura sostenibile e la transizione ecologica.

Il prossimo summit si terrà nel 2022 a Sharm-el-Sheik in Egitto, speriamo che sia un incontro operativo e realistico, dove si prendano decisioni a livello globale per poter, oltre che salvaguardare la società, salvaguardare l’ambiente, che spesso viene solo additato come responsabile del cambiamento climatico e mai al centro di politiche di rispetto e valorizzazione.

Cosa sta succedendo negli USA?

Una notizia raccapricciante arriva proprio ieri (21 dicembre 2021) oltreoceano. Infatti, il senatore democratico Joe Manchin, ha deciso di opporsi contro lo stanziamento dei 555 miliardi di dollari che Biden vuole utilizzare per finanziare la transizione energetica negli USA. Anche lo stanziamento dei 320 miliardi con lo scopo di concedere incentivi fiscali per le aziende non è piaciuto al senatore. Il rischio è che questa opposizione non permetta agli USA di fare la loro parte contro la crisi climatica e di tenere fede agli accordi presi alla COP26.

La scelta di Joe Manchin sembra impopolare, ma in realtà non lo è. Egli infatti rappresenta la West Virginia, un territorio che da sempre porta avanti la sua economia utilizzando come fonte energetica il carbone. Ma oltre agli interessi della Virginia, il senatore ha interessi personali. E’ stato rivelato che, nel 2020, la sua società di intermediazione per la vendita di carbone gli ha fatto guadagnare mezzo milione di dollari.

Spero che questo egoismo personale sia contrastato duramente per far sì che gli USA, da sempre fra i primi responsabili delle emissioni di gas serra, riescano a contribuire alla transizione ecologica mondiale.

Fonte: https://www.internazionale.it/notizie/alessio-marchionna/2021/12/21/stati-uniti-transizione-climatica-manchin

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