Greenwashing. Cosa significa? (La guida definitiva a come riconoscerlo)

 
In questo mondo sembra spesso che a contare sia più la forma che la sostanza, dunque il rischio di inciampare in una pratica di greenwashing è dietro l’angolo.
 
Ma riavvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro.
 

Cosa significa il termine Greenwashing?

Per chi non s’intende né di inglese, né soprattutto di marketing ambientale, il termine “greenwashing” può essere sconosciuto. Ebbene il suo significato indica la pratica con cui, letteralmente, si “lava” un brand per farlo apparire il più green possibile.

Sono sicura che vi vengono alla mente tantissimi casi in cui avete notato sui packaging dolci illustrazioni di alberi, animaletti, fiori e piante di ogni genere incorniciate dalle strategiche parole “Eco”, “Green”, “Natura”. Il tutto accompagnato da un’onnipresente pennellata di verde!

Quello appena descritto è l’esempio più lampante di greenwashing. Aguzzando la vista ed acuendo i sensi potremmo davvero notarlo ovunque e quotidianamente.

Vi sono casi in cui l’azienda si concentra unicamente sul packaging, rendendolo magari compostabile o utilizzando un materiale riciclato, ma poi, a seguito di un’attenta lettura, notiamo una valanga di sostanze inquinanti? Questo accade di frequente alla categoria dei cosmetici e dei detergenti per la casa.

Quando notiamo che il prodotto X è “amico dell’ambiente”, che cosa significa?

Questo è un caso lampante di comunicazione aziendale che ha come unico obiettivo fare “push” con il proprio brand e con il proprio prodotto nella mente dei consumatori. Volontariamente entrambi non offrono alcuna informazione circa gli ingredienti del prodotto, i materiali che lo compongono, l’energia utilizzata tanto meno l’acqua impiegata nei processi produttivi. Quindi, per noi consumatori, è impossibile avere un quadro chiaro delle informazioni sui prodotti che stiamo acquistando.

Il mondo aziendale ed il mondo naturale sembrano stridere un po’ fra di loro. Occuparsi del contesto ambientale non è tutt’altro privo di costi per le imprese, anzi. E’ importante dotarsi di sistemi efficienti di filtraggio, utilizzare delle risorse energetiche rinnovabili, procurarsi semilavorati e materie prime alternative. Tutto questo ha però un costo e per le aziende italiane non è facile da sostenere. Pensate che l’88% sono micro-imprese, ovvero hanno un numero di dipendente inferiore alle 10 unità e un fatturato annuo o un totale attivo dello Stato Patrimoniale inferiore ai due milioni di euro. Cosa significa questo? Significa che implementare una gestione ambientale, definito “SGA”, per dotarsi di una struttura più sostenibile è un’ardua sfida! (Scopri di più sul termine “sostenibilità”).

La cultura aziendale dovrebbe integrare con estremo equilibrio la cura del sistema ambiente. Eppure, ad oggi, nel pieno dei cambiamenti climatici, dobbiamo ancora combattere contro chi del rispetto dell’ambiente ne fa solo una bandiera per celebrare delle finte qualità eco-sensibili. L’unico obiettivo è quello di conquistare il favore dei consumatori illudendoli di acquistare un prodotto ecosostenibile. (Vedi anche il mio articolo sul “consumismo”).

Di seguito un’immagine esemplificativa del “greenwashing“.

Greenwashing: un detersivo dal packaging green
E’ molto diffusa la pratica del greenwashing all’interno del comparto “detergenti per la casa”.

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