Quant’è sostenibile e digitale la Gen Z?

Quant'è sostenibile e digitale la Gen Z?

Quantificare l’entità di un fenomeno è sempre stata una delle mie più grandi curiosità per conoscere al meglio la realtà, ma data la mia scarsa dote matematica e statistica, ho sempre preferito studiare report già sufficientemente approfonditi ed elaborati da soggetti terzi. 🙂

Una situazione di queste è capitata qualche mese fa. Sono stata invitata ad un evento che ha presentato un’approfondita analisi di mercato sul fenomeno di cui nutrivo interrogativi, ovvero quant’è sostenibile e digitale la Gen Z? In altre parole, la percezione del cambiamento climatico dalla prospettiva della popolazione italiana – principalmente giovane – con l’aggiunta del digitale, quindi se le capacità tecnologiche incidono o meno su questa percezione.

L’evento in questione è stato a cura di La Fondazione per la Sostenibilità Digitale e la Fondazione EY. L’obiettivo dell’evento era, come già accennato, presentare una ricerca che esplorava il ruolo della tecnologia nella percezione della sostenibilità tra 800 giovani in 5 paesi europei: Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna.

La ricerca ha prodotto un indice chiamato DiSI Young, ovvero Digital Sustainability Index (DiSI). Possiamo considerarlo il primo indice multidimensionale che misura la comprensione degli italiani sul ruolo della tecnologia nella sostenibilità. Il DiSI Young identifica la percezione dei giovani appartenenti alla Gen-Z sulla digitalizzazione, la sostenibilità e il loro legame. La ricerca fornisce informazioni sul modo in cui i giovani europei utilizzano gli strumenti digitali e la loro opinione sulla sostenibilità. La distinzione geografica è quella delle Regioni Italiane. Il prossimo anno il report osserverà le varie differenze anche sulla base delle città metropolitane (sono curiosa!).

I soggetti analizzati dall’indice e raggruppati in quattro cluster sono: sostenibili digitali, sostenibili analogici, insostenibili digitali e insostenibili analogici.

Capiamo meglio il significato di questi gruppi:

  • il livello di digitalizzazione è inteso come il rapporto tra la propria competenza percepita e quella desumibile da fattori oggettivi;
  • il livello di sostenibilità è inteso come il rapporto tra la consapevolezza sul tema nelle sue dimensioni ambientale, economica e sociale ed i conseguenti atteggiamenti e comportamenti;
  • il livello di sostenibilità digitale è inteso come la propensione dell’individuo ad utilizzare consapevolmente le tecnologie digitali come strumenti a supporto della sostenibilità.

Quant’è sostenibile e digitale la Gen Z?

Anzitutto ecco la classifica dei cluster in ordine dal più ampio al più piccolo:

  • Insostenibili analogici con il 30% dei giovani (te lo aspettavi?);
  • Insostenibili digitali con il 25%,

successivamente un parimerito fra:

  • i sostenibili digitali con altrettanti 25% dei giovani;
  • i sostenibili analogici, con il 20% dei giovani.

Forse poteva andare peggio in termini di percentuale!

E chi è il target più coinvolto dalle tematiche ambientali e digitali? Le giovani donne! Un bel 29% contro un 24%.

La notizia bella arriva ora: fra i 5 Paesi analizzati, chi secondo te è in testa alla classifica dei sostenibili digitali?

L’Italia! Un bel 37% colloca il nostro Paese in cime alla lista, seguita dalla Spagna con il 34%, dalla Polonia con il 26%, dalla Germania con il 18% e infine dalla Francia con il 14%.

A supporto di questa evidenza è stato chiesto ai giovani europei se conoscessero il significato della parola “sostenibilità”: in Italia ben il 27% dichiara di conoscere poco o per nulla il concetto di sostenibilità. Questa percentuale ci può sembrare alta, ma non è nulla in confronto agli altri paesi come il 32% in Germania ma soprattutto il 62% in Francia.

Ad ogni modo tutti concordano che il digitale possa rappresentare un utile strumento contro il cambiamento climatico. Questa affermazione è stata espressa dal 69% dei giovani italiani, dal 66% dei polacchi, dal 65% di tedeschi e spagnoli e da, un più basso, 54% dei francesi.

Dal punto di vista anagrafico, si evince che chi è maggiormente sensibile al tema, sempre all’interno della fascia di età riconducibile alla Gen-Z, sono coloro che hanno fra i 19 ed i 24 anni (30% del totale), rispetto a chi ha tra i 16 ed i 18 anni (19%).

Sappiamo che, a volte, un acquisto più sostenibile è associato ad un prezzo più alto. Questo rappresenta una nota dolente per tutte le persone intervistate. Infatti, sicuramente complice la giovane età, il 50% degli intervistati, pur considerando la sostenibilità ambientale prioritaria, dunque un valore che orienta la decisione di acquisto, non sono disposti a spendere di più.

La ricerca completa (di ben 101 pagine) approfondisce il rapporto con il digitale, esplorando l’uso, la frequenza, la modalità, le opportunità ed i rischi percepiti. Ora per questioni di tempo e spazio non andrò in questi dettagli, ma ci tengo a riportarvi le ultime risposte scaturenti dalla ricerca.

Alla domanda “Secondo te l’inquinamento è uno dei temi di cui preoccuparci immediatamente?”, la risposta affermativa proviene (guardando le medie dei cluster) soprattutto dall’Italia, nello specifico dal cluster “sostenibili digitali” (che è al 67%, in questo caso uguale alla Spagna); alla domanda invece “secondo te l’inquinamento è un falso problema, una mistificazione?”, le risposte più alte provengono (guardando le medie dei cluster) dalla Germania, MA la percentuale specifica maggiore si registra dall’Italia, con un 20% di insostenibili analogici! Ragazz* sù! Siete sempre la Gen-Z!

Che conclusioni possiamo trarre da questo report?

Sicuramente che i nostri giovani europei, pur con alcune differenze del caso – e a volte con differenze positive nel caso dell’Italia – sono abbastanza allineati, vivono il mondo in maniera simile poiché simile è la società occidentale nella quale sono inseriti.

Il digitale gioca un ruolo interessante perché sicuramente amplifica le notizie, dunque un utente è più coinvolto sia nella ricezione che nella trasmissione di notizie, anche di tipo ambientale. Sono infatti tante ormai le pagine social di influencers, di associazioni o di testate giornalistiche che divulgano un’informazione su tematiche di interesse collettivo tramite i social networks.

Due cose che mi sarebbe molto piaciuto osservare: un grafico che mostrava la differenza di presa di consapevolezza via via con il trascorrere degli anni. Sicuramente i giovani di qualche decennio fa non avevano la più pallida idea in cosa consistessero le tematiche ambientali e quindi probabilmente non ci saremmo potuti aspettare coscienze attive su questo tema. Quello che è certo è che siamo passati davvero dall’ignorare il problema, finalmente, ad interessarcene, ma volte anche in modo patologico, infatti a lungo andare, si diffondono sentimenti profondi di paura ed incertezza che sfociano poi in nuove patologie come la conclamata “Eco-ansia”.

Un’ultima cosa che mi avrebbe incuriosito osservare era sicuramente  il confronto fra le differenti fasce di età, quindi ragazzi e ragazze appartenenti alla Gen-Z, con, una a caso, la Generazione dei Boomer.

E tu che mi leggi in che cluster ti identifichi?

 

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