Moda second-hand e vintage: differenze e caratteristiche

Forse per la prima volta, possiamo dire che qualcosa sta cambiando nell’ambito fashion retail. Le nostre coscienze ambientaliste si stanno risvegliando e le tendenze in fatto di moda ci trascinano in quel vortice che porta il nome di “moda second-hand e moda vintage” di cui oggi tanto si parla.

Inoltre gli anglicismi che hanno soppiantato centinaia di termini del nostro vocabolario, hanno preso il sopravvento anche nel definire l’abbigliamento usato. Difatti sembra che sia stato scosso via lo stigma di inferiorità che da sempre accompagna l’abbigliamento usato. Non trovate sia più cool il termine “fashion second-hand”?

Il vero complice in questo è stato lo zampino delle mode. Quando ci si mette di mezzo il mercato economico il gioco è fatto. (Un approfondimento qui sui trend vs realtà).

Quando definiamo un capo come “usato”, sappiamo tutti di cosa stiamo parlando. L’approfondimento lo merita però quello che viene specificato essere un capo “vintage“.

Vintage: un cenno storico

Il termine trova le sue radici etimologiche nella parola francese “vendange”, con la quale si intende l’atto della vendemmia, per indicare i vini d’annata pregiati per l’invecchiamento subito.
Questo spiega da sé che, all’interno della definizione, si parla di una moda appartenente ad epoche passate (un capo vintage può risalire a 20 anni precedenti rispetto al momento attuale) che descrive i beni per l’importanza e la rilevanza che hanno ricoperto e che ancora oggi viene loro riconosciuta. Si tratta di beni di seconda mano ma che hanno sviluppato e conservato nel tempo un valore molto alto fino ai giorni nostri per l’influenza che hanno avuto, per l’elemento di irriproducibilità che li caratterizza e per il materiale di qualità con cui sono realizzati.

I fautori di questo revival si dividono in due categorie (anzi tre): chi acquista capi dall’allure rétro che i big della fast fashion sanno come riprodurre (da evitare se siete esperte “scova-poliestere”!); chi acquista nei mercatini o boutique; chi ruba negli armadi delle proprie mamme-nonne (le più fornite! E a costo zero ;-))

Perchè acquistare dei capi di moda second-hand e vintage?

Le motivazioni possono essere principalmente tre:

Abbigliamento vintage e second-hand
Un esempio di moda vintage
  1. Moda – la vita alta, i boot-cut, i top in pizzo crochet, le zeppe, gli orecchini di perle…vi dicono qualcosa? Vi ho sgamate, aprite gli armadi!
  2. Ambiente – il consumo sostenibile pare essere l’altro valido motivo (e per fortuna!) per protendere verso un acquisto di un capo usato data la galoppante consapevolezza circa l’inquinamento provocato dal settore tessile.
  3. Economia – punto meritevole di un approfondimento. La fast fashion costa poco, a volte persino meno del second hand. Ma in generale possiamo dire che si fanno grandi affari acquistando nei mercatini!

La spinta del consumatore nello scegliere una moda second-hand e vintage c’è stata anche per quanto riguarda la logica delle modalità di vendita che sono cambiate. Infatti, acquistare oggi abbigliamento second-hand non significa solo recarsi al mercato infrasettimanale e rovistare fra il cumulo di vestiti che si eleva sul banco (non che ci sia nulla di male, anzi la sottoscritta l’adora!) ma ad oggi il second-hand si è guadagnato un posto, al pari dell’abbigliamento nuovo, dietro le vetrine scintillanti delle città. Sono infatti nati decine e decine di negozi tutti dediti all’usato e al vintage, che valorizzano (supportati dai trend in fatto di moda) abiti, gioielli e accessori di ogni epoca ed età. Anche la spinta sull’online è scalpitante: foto bellissime e descrizioni dettagliate, magari arricchite da uno storytelling, ne illuminano le qualità ed i pregi.

Crescita del settore second-hand

Per concludere, i dati parlano chiaro: il mercato dell’abbigliamento usato è forte e sta crescendo sempre di più. Negli USA ha raggiunto un valore di 24 miliardi di dollari nel 2018, con la strabiliante prospettiva di raggiungerne 64 nei prossimi 10 anni. Numeri sconvolgenti se si pensa che l’insieme dei brand della fast fashion ha realizzato nel 2018 ricavi pari a 35 miliardi di dollari e nel 2028 non andrà oltre i 44 miliardi. (Fonte Businessinsider).

Oggi nel nostro Paese (ma non solo! Vedi la Francia) impazza la nuovissima app Vinted! Con la quale è possibile effettuare azioni di compravendita di oggetti usati: si va dall’abbigliamento agli accessori, dall’oggettistica per la casa ai libri! È molto divertente e utile, ma attenzione a non esagerare, si rischia di andare a sbattere contro il fenomeno del “consumismo”.

 

2 commenti su “Moda second-hand e vintage: differenze e caratteristiche”

  1. Bisogna assolutamente sensibilizzare il pubblico ad acquisti consapevoli, in tutti i campi ed anche in quello che riguarda l’abbigliamento considerato l’inquinamento che produce… Il riuso il riciclo devono diventare una prassi consolidata. Non solo sensibilizzare le coscienze ma è necessario investire in economia circolare.. La politica dovrebbe incentivare con opportuni finanziamenti progetti in tal senso.. Dovremmo prendere esempio dai paese del nord Europa… Ma non bisogna arrendersi piuttosto insistere e coinvolgere il più possibile.. Con ogni mezzo possibile… Da un’idea ne nascono altre bisogna fare rete partecipare attivamente e mettersi in gioco… Brava l’autrice!

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